CONTRO LA VENDITA DELLE SPIAGGE ITALIANE
Premesso che:
L’ultima legge di Stabilità ha fissato entro maggio 2014 il termine entro il quale il Governo italiano dovrà varare una riforma organica del demanio marittimo.
Il rischio che il tema delle privatizzazioni delle nostre spiagge torni prepotentemente sui tavoli delle trattative è concreto ed attuale, atteso che anche la proposta di «sdemanializzazione» degli stabilimenti turistici avanzata dal PdL in seno al DDL stabilità, con una vendita delle infrastrutture cedibili e un allungamento delle concessioni sulle spiagge, non sembra del tutto sopita.
Quella che chiamano «sdemanializzazione» è un attacco senza precedenti alle nostre spiagge perché sancirebbe la completa privatizzazione e la cementificazione delle nostre coste. I cittadini italiani e le future generazioni verrebbero espropriati di un bene che appartiene a loro ovvero alla collettività.
Tale proposta risulta peraltro in totale contrasto con la normativa nazionale di cui agli articoli 35, 36 e 37 del Codice della navigazione e con l'art. 829 del Codice civile perché, se la stessa venisse approvata, le aree del demanio marittimo non sarebbero più utilizzabili per usi pubblici del mare; nonché con la disciplina comunitaria che impone procedure pubbliche e trasparenti per il rinnovo delle concessioni sul demanio marittimo.
La svendita delle spiagge viene fatta allo scopo di far mantenere la proprietà delle strutture che sono state realizzate sulle spiagge: si tratta di una scelta che noi Verdi riteniamo assurda perché il Codice della Navigazione prevede che le opere da realizzare sulle spiagge debbano essere «amovibili» mentre quelle che permangono, in quanto «fisse», vengono acquisite dallo Stato amovibili) non lascia dubbi: «Salvo che sia diversamente stabilito nell'atto di concessione, quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili, costruite sulla zona demaniale, restano acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso, salva la Facoltà dell'autorità concedente di ordinarne la demolizione con la restituzione del bene demaniale nel pristino stato».
Nel corso degli anni lo Stato italiano ha concesso, prima attraverso le Capitanerie di Porto e poi con le Regioni, circa 30 mila concessioni sul demanio marittimo legate a 15 mila stabilimenti balneari che insistono su 600 comuni costieri. Il tutto è avvenuto senza alcuna gara di evidenza pubblica. Le concessioni si sono trasferite nel corso degli anni di padre in figlio o sono state vendute attraverso la creazione di società di gestione di servizi: una casta monarchica. Quanto ha incassato lo stato dalle concessioni sul demanio marittimo? Solo 102 milioni di euro nel 2012, mentre nel 2010-2011 90 milioni di euro e, negli anni precedenti, circa la metà. In sintesi lo Stato ricava, in media, 3.400 euro a concessione, mentre gli incassi degli stabilimenti balneari si aggirano intorno ai 10 miliardi di euro. I canoni di concessione sono estremamente bassi,in base alla legge 27 dicembre 2006 n. 296 art. 1 comma 251. Un vero e proprio regalo in quanto queste tariffe sono bloccate da una proroga dello Stato che non applica gli adeguamenti.
Nonostante una legge lo prevedesse, in base ad una disposizione europea del 1993, il governo, negli ultimi 10 anni, non ha provveduto a mettere nel Rendiconto generale dello Stato (e quindi in bilancio) le entrate derivanti dalle concessioni del demanio marittimo.
Il consumo delle spiagge è diventata una vera e propria emergenza. Degli 8.000 chilometri circa di coste italiane, 4.000 km sono occupati dalle concessioni sul demanio marittimo che, di fatto, hanno impedito ai cittadini di poter vedere il mare oltre che di poter liberamente accedere alla spiaggia. I Lungomare si sono trasformati in «lungomuri». Le spiagge italiane hanno subito un processo di fortissima privatizzazione, nonostante la legge garantisca il libero accesso al mare grazie a una norma voluta da noi Verdi. In nessun altro paese d'Europa è concesso quello che avviene in Italia. In Francia esiste una fondazione pubblica che si chiama "Conservatoire di litoral" che acquisisce coste e spiagge al bene comune, per non parlare dell'Inghilterra ma anche degli stessi Stati Uniti d'America culla del liberismo economico.
Green Italia Verdi Europei chiedono al Governo:
L’ultima legge di Stabilità ha fissato entro maggio 2014 il termine entro il quale il Governo italiano dovrà varare una riforma organica del demanio marittimo.
Il rischio che il tema delle privatizzazioni delle nostre spiagge torni prepotentemente sui tavoli delle trattative è concreto ed attuale, atteso che anche la proposta di «sdemanializzazione» degli stabilimenti turistici avanzata dal PdL in seno al DDL stabilità, con una vendita delle infrastrutture cedibili e un allungamento delle concessioni sulle spiagge, non sembra del tutto sopita.
Quella che chiamano «sdemanializzazione» è un attacco senza precedenti alle nostre spiagge perché sancirebbe la completa privatizzazione e la cementificazione delle nostre coste. I cittadini italiani e le future generazioni verrebbero espropriati di un bene che appartiene a loro ovvero alla collettività.
Tale proposta risulta peraltro in totale contrasto con la normativa nazionale di cui agli articoli 35, 36 e 37 del Codice della navigazione e con l'art. 829 del Codice civile perché, se la stessa venisse approvata, le aree del demanio marittimo non sarebbero più utilizzabili per usi pubblici del mare; nonché con la disciplina comunitaria che impone procedure pubbliche e trasparenti per il rinnovo delle concessioni sul demanio marittimo.
La svendita delle spiagge viene fatta allo scopo di far mantenere la proprietà delle strutture che sono state realizzate sulle spiagge: si tratta di una scelta che noi Verdi riteniamo assurda perché il Codice della Navigazione prevede che le opere da realizzare sulle spiagge debbano essere «amovibili» mentre quelle che permangono, in quanto «fisse», vengono acquisite dallo Stato amovibili) non lascia dubbi: «Salvo che sia diversamente stabilito nell'atto di concessione, quando venga a cessare la concessione, le opere non amovibili, costruite sulla zona demaniale, restano acquisite allo Stato, senza alcun compenso o rimborso, salva la Facoltà dell'autorità concedente di ordinarne la demolizione con la restituzione del bene demaniale nel pristino stato».
Nel corso degli anni lo Stato italiano ha concesso, prima attraverso le Capitanerie di Porto e poi con le Regioni, circa 30 mila concessioni sul demanio marittimo legate a 15 mila stabilimenti balneari che insistono su 600 comuni costieri. Il tutto è avvenuto senza alcuna gara di evidenza pubblica. Le concessioni si sono trasferite nel corso degli anni di padre in figlio o sono state vendute attraverso la creazione di società di gestione di servizi: una casta monarchica. Quanto ha incassato lo stato dalle concessioni sul demanio marittimo? Solo 102 milioni di euro nel 2012, mentre nel 2010-2011 90 milioni di euro e, negli anni precedenti, circa la metà. In sintesi lo Stato ricava, in media, 3.400 euro a concessione, mentre gli incassi degli stabilimenti balneari si aggirano intorno ai 10 miliardi di euro. I canoni di concessione sono estremamente bassi,in base alla legge 27 dicembre 2006 n. 296 art. 1 comma 251. Un vero e proprio regalo in quanto queste tariffe sono bloccate da una proroga dello Stato che non applica gli adeguamenti.
Nonostante una legge lo prevedesse, in base ad una disposizione europea del 1993, il governo, negli ultimi 10 anni, non ha provveduto a mettere nel Rendiconto generale dello Stato (e quindi in bilancio) le entrate derivanti dalle concessioni del demanio marittimo.
Il consumo delle spiagge è diventata una vera e propria emergenza. Degli 8.000 chilometri circa di coste italiane, 4.000 km sono occupati dalle concessioni sul demanio marittimo che, di fatto, hanno impedito ai cittadini di poter vedere il mare oltre che di poter liberamente accedere alla spiaggia. I Lungomare si sono trasformati in «lungomuri». Le spiagge italiane hanno subito un processo di fortissima privatizzazione, nonostante la legge garantisca il libero accesso al mare grazie a una norma voluta da noi Verdi. In nessun altro paese d'Europa è concesso quello che avviene in Italia. In Francia esiste una fondazione pubblica che si chiama "Conservatoire di litoral" che acquisisce coste e spiagge al bene comune, per non parlare dell'Inghilterra ma anche degli stessi Stati Uniti d'America culla del liberismo economico.
Green Italia Verdi Europei chiedono al Governo:
- di fermare la svendita delle spiagge, affinché le stesse continuino ad essere bene comune di tutte e tutti i cittadini italiani.