In questa sezione sono presenti approfondimenti e analisi tematiche. L'intento è quello di raccogliere il materiale pubblicato da diversi enti ed associazioni assieme a materiale di propria produzione in modo da avere una panoramica dello stato dell'arte. Data la vastità degli argomenti che intendiamo presentare saremmo grati se ci segnalaste eventuali approfondimenti, articoli scientifici e similari sulle tematiche trattate. Per segnalazioni rimandiamo al form presente nella sezione "Contatti" così come alla e-mail [email protected]
Dossier presenti:
NUCLEARE:
IL RISCHIO CHE NON SI SPEGNE MAI. L’EREDITÀ AVVELENATA CHE CI COSTA 11 MILIARDI
Nonostante l’Italia abbia cessato la produzione di energia nucleare in seguito al referendum del 1987 il nostro paese deve confrontarsi con la gestione delle scorie nucleari prodotte tra gli anni Sessanta e Ottanta, prima che si chiudessero i cancelli delle centrali. Alle scorie derivanti dalle centrali dismesse si aggiunge il problema dei rifiuti radioattivi che continuano ad essere prodotti dal sistema medico e industriale e dalla ricerca. Un'analisi della situazione italiana proposta dalla Federazione dei Verdi scaricabile nel file sottostante.
dossier_scorie.pdf | |
File Size: | 1473 kb |
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RIFIUTI:
Rifiuti da Apparecchiature Elettriche e Elettroniche e Terre Rare
La tematica legata allo smaltimento e recupero dei Rifiuti da Apparecchiature Elettriche ed Elettroniche (RAEE) sta diventando via via sempre più pressante. Da un lato vi è infatti il maggiore utilizzo di apparecchiature elettriche, con conseguente aumento di rifiuti (circa 10 milioni di tonnellate all'anno nella sola Europa), dall'altro vi è una crescente tensione internazionale per accaparrarsi i materiali necessari. In particolare, oltre al rame ferro ed alluminio, vi sono le cosiddette "terre rare". Tale termine è in realtà fuorviante in quanto la loro presenza è relativamente abbondante nella crosta terrestre, tuttavia è semmai la loro distribuzione geografica e anche la distribuzione geografica degli impianti d'estrazione che presenta dei disequilibri. Stando agli ultimi dati circa il 95% delle terre rare estratte a livello mondiale provengono dalla Cina.
La grande disponibilità di rifiuti contenenti materiali recuperabili e valorizzabili ha generato un mercato illecito di smaltimento con problemi di sicurezza (traffico criminale di rifiuti), ambientali (smaltimento non corretto dei materiali e inquinamento), di salute (intossicazione per inalazione dei fumi e per assunzione di acqua e cibi contaminati) nei paesi in via di sviluppo (a proposito si veda un articolo di Rinnovabili.it o un articolo in inglese). A fronte del non corretto smaltimento e un recupero solo parziale dei materiali dai RAEE vi sono crescenti tensioni internazionali per l'approvvigionamento dei materiali "vergini" (si veda ad esempio articoli da il fatto quotidiano e Economy 2050) creando incertezza e dipendenza che possono essere confrontati con la situazione relativa agli approvvigionamenti energetici.
La grande disponibilità di rifiuti contenenti materiali recuperabili e valorizzabili ha generato un mercato illecito di smaltimento con problemi di sicurezza (traffico criminale di rifiuti), ambientali (smaltimento non corretto dei materiali e inquinamento), di salute (intossicazione per inalazione dei fumi e per assunzione di acqua e cibi contaminati) nei paesi in via di sviluppo (a proposito si veda un articolo di Rinnovabili.it o un articolo in inglese). A fronte del non corretto smaltimento e un recupero solo parziale dei materiali dai RAEE vi sono crescenti tensioni internazionali per l'approvvigionamento dei materiali "vergini" (si veda ad esempio articoli da il fatto quotidiano e Economy 2050) creando incertezza e dipendenza che possono essere confrontati con la situazione relativa agli approvvigionamenti energetici.
Riguardo al traffico illecito di rifiuti si segnala lo studio realizzato da Legambiente; un'analisi dei fenomeni d’illegalità nella raccolta, gestione e riciclo dei rifiuti da
apparecchiature elettriche ed elettroniche, con proposte di attività di prevenzione e di contrasto.
apparecchiature elettriche ed elettroniche, con proposte di attività di prevenzione e di contrasto.
dossier_raee_legambiente.pdf | |
File Size: | 1722 kb |
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Per quanto riguarda un'analisi degli aspetti economici e politici connessi alle terre rare si segnala l'approfondimento condotto dall'Istituto Affari Internazionali (IAI) con la pubblicazione di Alessandro Riccardo Ungaro.
terre_rare_iai.pdf | |
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Lo studio allegato è stato redatto dal Laboratorio creato attraverso un partenariato multidisciplinare che vede coinvolti: il Consorzio ReMedia, il Politecnico di Milano (Dipartimenti di: Ingegneria Gestionale (DIG), Chimica Materiali e Ingegneria Chimica (CMIC) ed Elettronica e Informazione (DEI)), la Regione Lombardia, Amsa, Stena S.p.A ed Assolombarda. In quest'analisi sono stati considerati i processi industriali per il recupero delle "terre rare" dai RAEE con considerazioni sulla loro applicabilità.
report_finale_e-waste_lab_-_gen_2013.pdf | |
File Size: | 9088 kb |
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CAVE:
La gestione delle attività estrattive e delle cave è molto delicata. Se da un lato queste hanno una valenza economica rilevante, dall'altro hanno impatti ambientali altrettanto importanti. Fino a pochi anni fa (2007) le imprese operanti nel settore (cave e miniere) erano circa 1800, inferiori a livello europeo solo alla Polonia (2000 imprese) e Germania (1900 imprese). La produzione annuale in Italia nel 2007 era di circa 350 milioni di tonnellate all'anno, quarta dopo Germania (513 milioni di tonnellate), Spagna (460 milioni ton) e Francia (410 milioni ton). I ricavi (riferiti al 2007) per metro cubo di materiale sono molto variabili: si parte da poco meno di 6-7 Euro/m3 per la sabbia e la ghiaia di non particolare pregio, ai 10-15 Euro/m3 per sabbia pregiata con caratteristiche mineralogiche particolari e priva di impurezze. I cementi sono venduti a 200 Euro/t , il gesso da costruzioni a circa 120 Euro/t, i laterizia 80-100 Euro/t. Da queste valutazioni è esclusa la parte relativa alle pietre da rivestimento per l’edilizia, il cui valore complessivo è molto rilevante. Ad esempio il costo al metro quadro di un rivestimento interno varia da 30 a 50 Euro.
Sia per il numero di aziende coinvolte, che per i quantitativi coinvolti e la dimensione del mercato, il settore non va trattato con leggerezza.
L'analisi va suddivisa in pietre ornamentali e estrazioni di altro materiale. Per le pietre ornamentali vi sono infatti volumi scavati inferiori (anche se impattanti come nelle Alpi Apuane) ed un valore commerciale maggiore, così come sono di difficile sostituibilità in quanto le particolari condizioni geologiche che le hanno generate non sono diffuse a livello globale ed europeo (motivo ulteriore per valorizzarle in maniera appropriata e non svenderle). I materiali non ornamentali sono di valore economico inferiore ed hanno volumi scavati superiori ed al contempo sono maggiormente sostituibili da altre fonti.
Cartina tornasole della difficoltà di gestione delle cave, anche per gli interessi economici coinvolti, è stata la gestione del piano cave della provincia di Bergamo. questo infatti è stato annullato dal TAR di Brescia in quanto non era stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e ora si sta provvedendo a risolvere l'impasse. Va considerato che altre regioni italiane non hanno neanche i piani cave.
Per quanto concerne la Lombardia (la norma che regola le cave è infatti regionale) andrebbe rivista la Legge Regionale 14/1998 per una maggiore tutela del territorio rivedendo:
Sia per il numero di aziende coinvolte, che per i quantitativi coinvolti e la dimensione del mercato, il settore non va trattato con leggerezza.
L'analisi va suddivisa in pietre ornamentali e estrazioni di altro materiale. Per le pietre ornamentali vi sono infatti volumi scavati inferiori (anche se impattanti come nelle Alpi Apuane) ed un valore commerciale maggiore, così come sono di difficile sostituibilità in quanto le particolari condizioni geologiche che le hanno generate non sono diffuse a livello globale ed europeo (motivo ulteriore per valorizzarle in maniera appropriata e non svenderle). I materiali non ornamentali sono di valore economico inferiore ed hanno volumi scavati superiori ed al contempo sono maggiormente sostituibili da altre fonti.
Cartina tornasole della difficoltà di gestione delle cave, anche per gli interessi economici coinvolti, è stata la gestione del piano cave della provincia di Bergamo. questo infatti è stato annullato dal TAR di Brescia in quanto non era stato sottoposto a Valutazione Ambientale Strategica (VAS) e ora si sta provvedendo a risolvere l'impasse. Va considerato che altre regioni italiane non hanno neanche i piani cave.
Per quanto concerne la Lombardia (la norma che regola le cave è infatti regionale) andrebbe rivista la Legge Regionale 14/1998 per una maggiore tutela del territorio rivedendo:
- la modalità del calcolo dei fabbisogni provinciali che al momento sembra sovrastimare quelli reali
- la concessione di diritti estrattivi, come con i Piani di Governo del Territorio (PGT) non dovrebbero essere concessi i diritti estrattivi con il piano cave ma bisognerebbe avere dei piani attuativi per ogni cava
- il coinvolgimento degli enti locali ed i cittadini
- la durata del piano, se infatti il piano cave deve avere un orizzonte tale da permettere agli investitori una sicurezza nell'investimento, il fatto che abbia durata fino a 20 anni e che le cave previste nei piani sono considerate diritti acquisiti sembra eccessivo (il cavatore può esercitare il suo diritto dopo 20 anni dalla previsione in un contesto che può essere radicalmente mutato)
- aumentando i canoni fermi ad ora a minime percentuali rispetto al valore di vendita ( 5% rispetto al 20% in Inghilterra)
- revisione della possibilità di estrarre in deroga materiale dagli alvei fluviali con maggiore controllo sugli impatti, quantitativi e destinazione dei materiali estratti
Un quadro aggiornato della situazione nelle diverse regioni italiane, per evidenziare problemi e opportunità, ma soprattutto per aprire finalmente i riflettori su un tema di cui troppo poco si parla è stato recentemente redatto da Legambiente. Si evidenzia come "da Nord a Sud le cave attive in Italia sono 5.592, quelle dismesse e monitorate addirittura 16.045, mentre se aggiungessimo anche quelle delle regioni che non hanno un monitoraggio (Calabria e Friuli Venezia Giulia) il dato potrebbe salire a 17 mila. Nonostante la crisi del settore edilizio abbia contribuito a ridurre le quantità dei materiali lapidei estratti, i numeri rimangono comunque impressionanti: un miliardo di Euro di ricavo, 80 milioni di metri cubi di sabbia e ghiaia, 31,6 milioni di metri cubi di calcare e oltre 8,6 milioni di metri cubi di pietre ornamentali estratti nel 2012. A governare un settore così importante e delicato per gli impatti ambientali è a livello nazionale tuttora un Regio Decreto del 1927."
rapporto_cave_2014.pdf | |
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Assieme allo studio di cui sopra, Legambiente ha realizzato un'approfondimento su come poter intervenire nei capitolati d'appalto per riciclare gli inerti derivanti dal settore edilizio (principalmente demolizioni). Ciò permetterebbe sia di ridurre il fabbisogno di nuovi inerti "vergini" che il rispetto della direttiva europea 2008/98/CE che prevede al 2020 un tasso di recupero degli inerti del settore delle costruzioni del 70% ma al momento l'Italia recupera circa il 10%.
capitolatirecycle_2014.pdf | |
File Size: | 615 kb |
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